Il consumo di alcol in Italia è un fenomeno in continua evoluzione, in particolare dal 1998 al 2003
sono aumentate per entrambe i sessi le prevalenze dei consumatori teenager ( 14-16 anni) di super alcolici (+24,4%), di aperitivi alcolici (+46,1%) e dei consumatori fuori pasto (+50%); nel caso diqueste ultime due tipologie di consumo le variazioni maggiori si registrano per il sesso femminile. Il modello di consumo mediterraneo, prevalente fino a pochi anni fa in Italia, che contemplava. Il consumo di bevande a più bassa gradazione alcolica durante i pasti principali, sembra esser stato sostituito da quello più caratteristico del nord Europa del bere fino ad ubriacarsi.
L’ISTAT nel corso dell’Alcohol Prevention Day organizzato a Roma ad Aprile del 2006, ha confermato che la popolazione di 11 anni e più ha dichiarato di aver consumato alcol in eccesso in una sola occasione almeno una volta negli ultimi 12 mesi è passata dal 7,1% registrato nel 2003 all’8,4% del 2005.
Le conseguenze legate a questo fenomeno, dannoso non solo per la salute stessa (maggiori probabilità di contrarre tumori, problemi al pancreas ed al sistema cardiovascolare, problemi gastrointestinali e neurologici, danni al sistema riproduttivo), risultano essere molteplici anche a causa dei così detti effetti secondari indotti da comportamenti a rischio sotto l’effetto dell’alcol.
la guida in stato di ebbrezza, che, a sua volta è la causa principale di incidenti stradali spesso mortali.
Le attività sessuali non pianificate che presentano per le donne il rischio di gravidanze indesiderate e per l’uomo il costringere un’altra persona ad avere rapporti con lui, oltre che, per entrambe, il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV (visto che nella maggior parte dei casi i rapporti avvengono senza protezione)
L’avere comportamenti violenti contro se stessi e contro le altre persone
Provocare danni alle proprietà altrui
Il peggioramento delle prestazioni scolastiche che spesso conducono all’abbandono degli studi
Uno dei principali ostacoli alla diffusione di una corretta informazione e comunicazione sui rischi e danni causati dall’alcol è rappresentato dalle pressioni sociali al bere e dall’azione dei mass media e delle pubblicità che privilegiano l’uso dell’associazione di immagini di successo (ricchezza, sesso, salute, amicizia) al consumo di alcol proposto anche attraverso il ricorso a testimonial o personaggi famosi del mondo dello sport, della moda e del cinema. Naturalmente anche la normalizzazione del bere spesso proposta attraverso le trame delle fiction contribuisce a sottovalutare l’impatto dell’alcol sui livelli di salute e sicurezza individuali e collettivi.
Una ricerca effettuata dall’Osservatorio Nazionale Alcol e condotta nel 2000-2001 in collaborazione con l’OssFAD ha evidenziato che in 3mila ore di programmazione televisiva dei palinsesti televisivi di Rai, Mediaset e Telemontecarlo, la presenza di scene o situazioni inerenti il consumo di alcol si registra in media ogni 13 minuti.
I risultati presentati in questo lavoro, non possono dimostrare se tale relazione sia efficace ed efficiente ai fini dei fenomeni di abuso ma il riscontro dell’uso (più che del consumo) sempre più frequente da parte dei giovani di bevande che ricevono, nei fatti, una maggiore promozione commerciale o pubblicitaria, in parte sollecita un ripensamento sulle influenze che i giovani subiscono nell’ adozione scarsamente informata di stili di consumo e modelli del bere che non rientrano nel modello mediterraneo , che allontanano sempre di più i giovani dalla pratica della moderazione che oggettivamente appare di difficile attuazione in contesti extra-familiari che non concedono, spesso, alternative.